Non è una vera malattia, ma l’alopecia viene spesso vissuta come un profondo disagio psico-sociale. La maggior frequenza nell’uomo è dovuta al fatto che è necessaria la presenza degli ormoni androgeni, tipicamente maschili, e una predisposizione genetica dei follicoli piliferi a subirne gli stimoli involutivi. Tuttavia, nell’alopecia androgenetica i livelli di testosterone non sono necessariamente elevati.
I follicoli, inoltre, assumono cicli di crescita sempre più sincronizzati: per questo aumentano anche le possibilità di telogen effluvium (caduta di numerosi capelli in modo omogeneo). In una fase avanzata, l’alopecia determina la cosiddetta calvizie “a corona“. Proprio da queste aree verranno eventualmente prelevati i peli necessari al celebre trapianto di capelli.
Per ora, occorre limitarsi a considerare che le probabilità di sviluppare tale condizione sono legate al numero dei parenti di primo o secondo grado che ne soffrono.
Spesso, essa si accompagna a seborrea ed a desquamazione furfuracea. L’alopecia può essere contrastata grazie all’uso di farmaci adatti. Attualmente, soltanto due medicinali sono stati approvati per il trattamento.
Il minoxidil (uso topico), è più efficace nell’area del vertice; il secondo, chiamato finasteride, combatte l’alopecia impedendo l’azione dell‘enzima 5-alfa-reduttasi di tipo 2. Il trattamento non è efficace prima di 3-6 mesi e nel caso di fase avanzata, occorrono autotrapianto e tecniche di infoltimento alternative.